TORINO 25 - Distanze: "Talsi - Confini d'Europa 4", di Corso Salani

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Giunto al quarto episodio della serie, Salani è sempre più portavoce, attraverso la Dvcam, di un cinema di confini, di distanze, di sguardi oltre le frontiere. Si entra dentro Talsi, in Lettonia, dove parola e luogo diventano elementi convergenti di Storia e di storie

Le vite degli altri. Ancora un cinema di confini, di distanze quello di Corso Salani, di sguardi che oltrepassano le frontiere. Forse si tratta oggi di uno dei pochi cineasti nomadi, nelle traiettorie di un cinema (compresi anche i lungometraggi più conosciuti come Voci d’Europa e Occidente) che ha l’anima “herzoghiana” nella sua ricerca e nello suo sperimentalismo e che resta nel corso degli anni di rigorosa coerenza. ‘Confini d’Europa’ è il segno di un cinema che, a detta dello stesso Salani “intende tracciare un itinerario ideale attraverso quelle aree marginali che mostrano una segreta bellezza, una poetica intima…”. In Talsi, viene tracciato il panorama esistenziale della cittadina di confine in Lettonia, abitata prevalentemente da donne dopo le enormi perdite subite durante la Seconda guerra mondiale. Salani è come se desse voce a più identità di un universo femminile attraverso il corpo della medium Liga che si cala nelle vite delle donne che incontra e poi si appropria delle loro vite nei monologhi davanti la macchina da presa. Giunto al quarto episodio della serie “Confini d’Europa” (dopo Ceuta e Gibilterra, Rio De Onor e Imatra) e girato in Dvcam, Talsi già dall’inizio, mostra lo sguardo della donna verso il mare. Uno sguardo che ritorna nella parte finale, come ‘spazio da attraversare’ o ‘spazio di confine’. Si guarda quindi da lontano, ma poi si entra dentro il centro nevralgico del posto, attraverso le interviste/(re)incarnazioni di vari persone come l’attrice, la barista della sala giochi, la poliziotta, dove entra in gioco l’identità, il senso di appartenenza (la compresenza della lingua russa e lettone), il rapporto tra Talsi e Riga. La parola e il luogo diventano convergenti, come elementi inscindibili, di un cinema che ancora cerca nuovi luoghi per scoprire altro.

Simone Emiliani, Sentieri selvaggi 26/11/2007

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